geografia
storica

Coordinatore
Anna Guarducci
Università di Siena
- anna.guarducci@unisi.it
Nella mia lunga permanenza come coordinatrice della sezione di Geografia storica ho cercato di mettere in pratica al meglio l’insegnamento del maestro Leonardo Rombai che mi aveva preceduto, nella profonda convinzione che, se il geografo vuole dare un senso sociale al proprio lavoro, deve produrre analisi dotate di adeguato spessore storico.
Gambi ci insegna che il paesaggio va inteso non come sintesi di elementi visibili ma come struttura composita che dall’attività degli uomini è prodotta nel corso della storia: come «complesso costitutivo di una civiltà», composto da elementi ognuno dei quali ha una propria temporalità. La geografia umana è da lui interpretata come «storia della conquista conoscitiva e della elaborazione regionale della Terra, in funzione di come è venuta ad organizzarsi la società»; ed ogni territorio è il risultato del modo in cui l’ambiente è stato «incorporato nella storia».
La geografia intesa come storia del territorio, con lo spazio che si fa territorio viene supportata negli anni ’70 e ’80 in Italia soprattutto da Massimo Quaini, Paola Sereno e Leonardo Rombai che hanno fatto superare alla geografia storica italiana la considerazione diffusa di disciplina collante, trait d’union fra ambito geografico e storico.
La Geografia storica si qualifica di fatto per il metodo spazio-temporale, a scale e fonti integrate che fa leva sulla diacronia o sui paesaggi in mutamento, procedendo verticalmente attraverso il tempo e analizzando a fondo il modo in cui una fase ha ingranato nella successiva. Coniugando, quindi, sincronia e diacronia, tempo e spazio, e facendo emergere i nuclei di dinamicità che segnano il passaggio da una fase all’altra, con le modalità di come una società ha conquistato e ricreato lo spazio dove vive.
La geografia storica non è mai stata d’attualità come nel tempo in cui viviamo, quando la natura e il patrimonio storico e paesistico, giorno per giorno, vengono letteralmente consumati o corrono il rischio costante di essere sconvolti dal consumismo e dall’affarismo devastatore.
Tutta la geografia italiana dovrebbe essere al tempo stesso critica ed operativa, e porsi al servizio della collettività sull’esempio della geografia storica che, fin dalla fine del secolo scorso, ha abbandonato i circoscritti tuffi nel passato per impegnarsi in una costante ricerca delle matrici delle strutture paesistico-territoriali, da cui derivano per evoluzione le componenti del presente.
