Geografi e irredentismo: il caso Brentari
Abstract
Se si ripercorre la storia della geografia italiana tra fine Ottocento e conflitto mondiale, si avverte la presenza numerosa e agguerrita di “irredenti”. Confrontare la figura di Cesare Battisti (1875-1916) con quella di altri trentini che hanno scelto la geografia come primo strumento per comprendere il proprio tempo e dirigere la propria azione potrebbe consentire di cogliere con più precisione alcune specifiche componenti della sua personalità politica. Ottone Brentari (1852-1921) è forse la vita parallela che meglio può spiegare i (pur diversi) valori che animarono l’irredentismo e l’interventismo dei trentini. Le Guide di Brentari – in (non perfetta) simmetria con quelle di Battisti – descrivono il territorio tanto veneto quanto trentino come momenti e parti del progetto risorgimentale. La tensione politica che sorregge le descrizioni è molto simile almeno per intensità. Nel 1917 anche Brentari illustrando il “confine naturale dell’Italia settentrionale” si discostò dalle comuni basi mazziniane e rivendicò non solo le tre ianuae barbarorum: i passi di Resca, Brennero e Toblaco, ma anche l’Istria e Fiume. Nel 1919 l’esame delle rovine che la guerra aveva provocato in Trentino impose a Brentari un profondo esame di coscienza, in parte quasi un ripensamento politico. Gli ordinamenti amministrativi dell’Austria avevano garantito l’autonomia delle città e dei Comuni, mentre il centralismo romano e la sua burocrazia impedivano non solo la ricostruzione, ma anche le libertà individuali.
Looking back to the history of Italian geography between the end of the nineteenth century and the world conflict, what clearly emerges is a large and fierce presence of “irredents”. By comparing the figure of Cesare Battisti (1875-1916) with other Trentino people who chose geography as instrument to understand their time and act, it is possibile to grasp certain specific components of his political personality. Ottone Brentari (1852-1921) is perhaps the parallel life that can better explain the values that animated the Trentino people irredentism and interventionism. The Brentari Guides – in (not perfect) symmetry with those of Battisti – describe the Venetian and Trentino territories as moments and parts of the Risorgimento project. The political tension that holds both descriptions is very similar at least in terms of intensity. In 1917 Brentari also described the “natural border of northern Italy” departing from the common bases of Mazzini. He claimed not only the three “ianuae barbarorum” (the passes of Resca, Brenner and Toblaco) but also Istria and Fiume. In 1919 the ruins that the war had left in Trentino imposed a deep examination of his conscience, almost a political rethink. Austria’s administrative regime guaranteed the autonomy of cities and communes; Roman centralism and its bureaucracy, on the contrary, prevented not only reconstruction but also individual freedom.

