Confini naturali e politici del nostro paese: la posizione dei geografi italiani agli inizi del XX secolo
Abstract
In questo contributo viene esaminato il problema relativo all’andamento dei confini nord orientali del territorio italiano che, nei decenni a cavallo del XIX e del XX secolo animarono notevolmente le polemiche tra politici e uomini di scienza. Tra questi ultimi si distinsero i geografi universitari e gli esperti di cartografia, generalmente tendenti a far coincidere i confini dello stato con linee naturali come gli spartiacque che in questo caso interessavano la cerchia montuosa delle Alpi. La questione, risollevata con l’entrata in guerra da parte dell’Italia nel conflitto tra la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa, a fianco di quest’ultima, accese notevolmente gli animi sia degli interventisti che dei neutralisti. In particolare vengono qui esaminate le motivazioni apportate dai primi ed appoggiate dalla maggior parte dei geografi accademici. Vista ad un secolo di distanza, da un mondo ormai globalizzato, l’intera questione appare, per molti versi, priva di ragionevolezza, pur se non mancano oggi rigurgiti di nazionalismo anche all’interno delle entità geo-politiche più avanzate come mostra la pretesa di voler eliminare i toponimi italiani dalle valli altoatesine.
This paper examines the issue of the development of the north-eastern boundaries of Italian territory, which in the decades on the turn of the 19th and 20th centuries greatly animated the debate between politicians and scientists. Among the latter were university geographers and cartographers, who generally tended to coincide the boundaries of the state with natural lines such as the watersheds that in this case were interested in the mountain range of the Alps. Raised by the entry into war by Italy in the conflict between the Triple Alliance and the Triple Entente, the issue sparked considerably the spirits of both interventionists and neutralists. In particular, the reasons given by the former and supported by most academic geographers are examined in the paper. Looking at a century away, from a globalized world, the whole question appears to be in many respects irrelevant, although there is no shortage of nationalism today even within the most advanced geopolitical entities as the claim of wanting to eliminate Italian toponyms from the South Tyrolean valleys.

